Alessandro Petrone: “A Murcia, per Arnaldi, è arrivata una piccola svolta”

Jannik Sinner e Carlos Alcaraz non hanno avuto bisogno di andare per step. Anzi. Gli step se li sono mangiati.

Chiunque altro, letteralmente qualsiasi altro giocatore di tennis, deve costruire, costruirsi, mattoncino dopo mattoncino.

Lo scorso anno Matteo Arnaldi era diventato, come avevo scritto in un articolo su Spazio Tennis proprio 12 mesi fa, un giocatore da challenger. Nel senso più positivo del termine. Era diventato un tennista che, a quel livello, sapeva sempre cosa fare, come reagire, come sfruttare le indecisioni altrui, consapevole dei propri mezzi.

Un anno dopo, Matteo Arnaldi è diventato un giocatore ATP. A tutti gli effetti. Senza se e senza ma.

I mattoncini sono stati tanti. Ne ha messo su uno dopo l’altro. Anzi, a volte, qualche mattoncino si è rotto, è caduto, ed è stato ricostruito con dedizione, con determinazione.

Nel giorno del più grande exploit della carriera di Arnaldi, a Madrid. della prima vittoria su un top-5 come Casper Ruud. In un giorno come questo è bene fare qualche passo indietro, a pochi mesi fa. Insieme a coach Alessandro Petrone, che ci ha raccontato i difficili mesi di febbraio e marzo.

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