Diario di Bordo da Bratislava

da Bratislava, Giulio Gasparin

Arrivare a Bratislava è stata forse già una grande impresa per me, iniziata con uno sciopero della metro a Londra, da cui sono partito, per finire con una multa salatissima per un biglietto scaduto da 2 minuti su un bus della capitale slovacca.

Il tutto però si fa subito dimenticare non appena entro nella AEGON arena dove l’atmosfera è elettrizzante nell’attesa che scendano in campo le protagoniste di questo scontro stellare di Fed Cup.

L’attenzione è tutta su Dominika Cibulkova, la “rivelazione” di Melbourne, la finalista che non ti aspetti, e qui, a casa sua, non vedono l’ora di pagarle il giusto tributo per essere la prima slovacca a raggiungere una finale slam.

È un’ovazione incredibile quella che l’accoglie in campo mentre i suoi supporter sono divisi tra maglie della nazionale di Hockey e stampe di Dominika con tanto di “pome” e autografo –solo più tardi noterò lo stand gigante che le vendeva all’ingresso.

La Cibulkova inizia aggressiva e centrata, non è ai livelli dei suoi match australiani, ma detta il ritmo da fondo, con Andrea Petkovic che fatica a sostenerlo.

Il primo set della slovacca è di qualità assoluta, 6-2 in un lampo con 11 vincenti di fronte a soli due errori gratuiti.

Ciononostante la Petkovic non si dimostra arrendevole e anzi, comincia a trovare fiducia nei colpi di inizio gioco e forza l’idolo di casa a colpire sempre più lontana dalla riga di fondo.

La tedesca è la prima a prendere un break di vantaggio, ma la reazione della finalista degli Australian Open è immediata e le due si danno battaglia in un braccio di ferro da fondo campo fatto di colpi piatti e potenti fino a sfinimento.

Cibulkova si salva in più occasioni, ma alla fine riesce a trascinare il secondo set al tiebreak, ma mai ci si sarebbe aspettati un finale di set così.

La Petkovic inizia come un treno: vincente su vincente si porta sul 5-0, la Cibulkova trova un sussulto per fare il primo punto con un’ottima risposta di dritto, ma in men che non si dica perde l’ennesimo punto al servizio e si trova a dover fronteggiare cinque set point consecutivi.

Improvvisamente la tedesca si mette sulla difensiva, è la paura di vincere, aspetta l’errore, ma questa Cibulkova non regala se non messa sotto pressione.

La slovacca trova profondità e vincente dopo vincente si porta sul 6-6, nonostante su uno dei set point la Petkovic avesse cominciato ad esultare finendo per soffocare il suo “come on” vedendo la palla della Cibulkova atterrare sulla riga.

La tedesca riesce di nuovo ad agguantare il vantaggio, ma sul 7-6 in suo favore scoppia la polemica: dagli spalti parte una chiamata, nessuno si ferma e il gioco continua mentre il pubblico rumoreggia. Finalmente è la Petkovic a sbagliare e va su tutte le furie, ma l’arbitro è irremovibile, il punto è slovacco, si va ad oltranza.

Imbufalita la tedesca reagisce con nuova forza nei propri colpi, mentre la Cibulkova non riesce a sfruttare il momento e finisce con il perdere un tiebreak che aveva recuperato in maniera impossibile.

Nel terzo la Petkovic è come un martello pneumatico, il suo gioco è monotematico, ma estremamente costante ed efficace. Non accelera né varia, ma i suoi colpi sono estenuanti, mentre la resistenza della Cibulkova comincia a cedere.

La tedesca prende il break subito e tiene con facilità, sul 3-0 la Cibulkova reagisce, tiene il servizio e prova ad impensierire la Petkovic sul suo servizio, ma la tedesca vede il traguardo e seppure salvando diverse palle break in un game combattutissimo, sa che è il momento di dare il colpo di grazia.

Ammutolendo il pubblico slovacco che fino alla fine aveva provato a sostenere la propria atleta, la Petkovic chiude in grande stile 2-6 7-6(7) 6-1 dando il primo punto alla Germania.

Nel secondo match la Hantuchova è chiamata a rovesciare il pronostico contro Angelique Kerber e il pubblico ancora ci crede, nonostante lo svantaggio dopo il primo match.

Lo scontro tra le due non potrebbe essere più assoluto: lo stile offensivo della slovacca contro la gran difesa della tedesca, il fisico esile della prima contro la possanza della seconda.

Il match si apre con una girandola di break, ben sei nei primi otto game, poi d’improvviso la Hantuchova smette di commettere doppi falli, mentre la Kerber trova coraggio con la prima ed entrambe tengono con agilità fino al tiebreak.

È un altro tiebreak di forti emozioni, le due danno il massimo e la qualità è elevata, il pubblico è rumoroso tra i punti, ma il silenzio è carico di tensione durante gli scambi.

Entrambe le ragazze hanno più volte la palla per chiudere, ma non c’è modo che questo accada fino al nove pari.

È infine la Kerber a ruggire più forte del pubblico slovacco, portandosi a casa il tiebreak con due punti pesanti per l’economia del match.

La tedesca infatti rientra in campo nel secondo set con maggior fiducia e apre il primo gioco con tre vincenti e un ace, a testimonianza di una maggior convinzione nei propri mezzi anche nel gioco offensivo.

La Hantuchova tiene il servizio, ma da lì in avanti c’è poco da fare per lei, il divario in classifica tra le due si materializza in campo, con la Kerber troppo solida e precisa per la Hantuchova che fatica sempre di più per conquistare punti, fino alla definitiva resa finale.

Anche il pubblico ne è conscio e seppur fedele fino alla fine è quasi tombale il silenzio che accompagna l’ultimo game con cui la Kerber si aggiudica il match per 7-6 (9) 6-1 e porta la Germania al secondo giorno con due preziosi punti di vantaggio.

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