Diario di bordo: il WTA di Bucarest

Isabella Shinikova
Di Stefano Berlincioni

La mia avventura al WTA Bucharest parte con un doppio volo Pisa-Roma e Roma-Bucharest: l’impatto con la Romania è subito divertente in quanto appena atterrato ricevo un messaggio da parte di alcuni amici con cui seguirò il torneo che recita più o meno così “Non ti far fregare dal tassista, la corsa a noi è costata solo 92 lei” (1 euro vale circa 4,5 lei). Il mio tassista me ne chiederà 28. E’ notte quasi fonda quindi è il caso di farsi cullare dal comodo letto del JW Marriott Gran Hotel in vista della giornata di sabato, ricca di match del torneo di qualificazione fin dal mattino alle 10. L’hotel dista solo 10 minuti a piedi dal torneo ma viste le condizioni della mia caviglia (brutta distorsione rimediata durante un torneo su erba sintetica il giorno prima di partire) chiedo un taxi e ricevo ben due rifiuti (per i tassisti il tragitto era troppo breve) prima di convincerne un terzo.

L’impatto con il torneo è abbastanza forte: strutture molto vecchie, bagni quasi inutilizzabili ed in generale organizzazione più simile ad un ITF da 10k che a un WTA.

 

A Bucharest fa molto caldo e farà caldo per tutto il torneo con temperature vicine ai 40 gradi ma eccetto il Centrale completamente al sole sugli altri campi si riesce in qualche modo a trovare una benevola ombra. Vado sui campi e sento dal campo 4 un rumore insolito: la pallina esce dalla racchetta della Shinikova ad una velocità assolutamente anomale per delle quali WTA. La bulgara sta comunque tirando tutto fuori e si prende un toilet break quasi in lacrime. Rientra finalmente calma e dà una lezione di tennis alla Kamenskaya che non può fare nulla di fronte ai colpi piatti (altra anomalia a livello WTA) e penetranti della Shinikova, che trova anche il modo di rompere il telaio durante uno scambio (il giudice di sedia sorridendo le dice “Tiri troppo forte!”. Mi muovo sul campo 7 dove c’è il derby italiano Caregaro-Burnett con Nastassja che sbaglia veramente di tutto soprattutto col rovescio: mi sembra totalmente fuori condizione s soprattutto fuori fiducia, occasione che la Caregaro non si lascia scappare.

A seguire il loro match un signore rumeno vestito “italiano” da capo ai piedi, infradito tricolori, cappellino con la scritta Forza Italia e maglia di Pirlo.

  All’appello rispetto a quanto previsto mancano due match, quelli delle bulgare Tomova e Kostova, impegnate nella finale del 100k di Budapest e che arriveranno solo in tardi serata ottenendo il posticipo dei propri match. Più tardi rimango piuttosto impressionato dalla stazza della spagnola Georgina Garcia Perez che a dispetto della nazionalità si rivela una giocatrice d’attacco dal servizio molto potente anche se spesso non preciso e che nonostante la buona pesantezza dei colpi difetta sicuramente in continuità oltre a non avere un grande footwork.   Ho modo di vedere sul campo 7 (campo senza tribune, veramente “particolare” per un torneo WTA) la giovane emergente Sramkova contro la svizzera Conny Perrin, match molto combattuto con la ceca che mi impressiona per la potenza dei suoi colpi (a partire dal servizio). Nonostante il tifo acceso di quella che immagino sia la compagna di Conny, la tennista Tara Moore, la battaglia termina in favore della più giovane che converte il quarto match point.   La giornata di domenica si apre con la Kostova contro la 16enne locale Tatarus: mi reco sul centrale quindi, curioso di vedere la condizione della bulgara dopo il lungo viaggio da Budapest. La piccola rumena inizia il match molto bene mostrando un buon potenziale e le bulgara pare piuttosto spaesata tant’è che deve ricorrere alle cure del medico che le somministra una pillola. Potere della medicina e la Kostova inizia finalmente ad entrare in partita e dopo aver perso il primo set non lascia in campo alla giovane avversaria.

  Mi sposto sul campo 4 per assistere al match tra Celik e Piter e ogni tanto do un’occhiata al livescore: vedo che la Shinikova è avanti 4-0 30-0 nel primo set contro la Dascalu, ma qualche minuto dopo le urla del pubblico mi fanno capire che qualcosa sia cambiato ed incredibilmente vedo che la Dascalu ha un set point per il 6-4. Scappo velocemente dal match sul campo 4 per andare sul Grandstand a godermi la bulgara contro la giocatrice di casa. L’atmosfera è quasi da Fed Cup, con spalti pieni e la Shinikova che ingaggia un duello a distanza con ogni spettatore, si sprecano i suoi “yesssssssssss” e “Come on” dopo i doppi falli della Dascalu. Il campo è una bolgia è grazie al supporto del pubblico la rumena riesce a vincere il secondo set con la bulgara che chiede l’intervento del Supervisor a causa del comportamento molto scorretto del pubblico che urla durante gli scambi.

 

La Shinikova, per chi non la conoscesse è una giocatrice veramente particolare, colpi super piatti, giocati quasi sempre senza margine, footwork assolutamente rivedibile in quanto appare molto pigra negli spostamenti laterali e non conosce l’uso del back quando si trova in difficoltà ma preferisce giocare il classico “one in a million shot”. Al servizio alterna prime piatte e potenti a servizi in kick che non superano i 100 kmh, il tutto sempre in assenza di un’adeguata preparazione del colpo e di spinta con le gambe: avrete capito che per me il potenziale è altissimo in quanto i margini di miglioramento sono enormi e se riuscisse a trovare (o meglio a potersi permettere) un coach che la segua ai tornei potrebbe tranquillamente entrare nelle top 100. Tornando al match, il “drama” continua sulla scia del secondo, con la bulgara che va sotto 1-4 maledicendo tutto e tutti ma all’improvviso quando tutto fa pensare ad una rapida conclusione del match la lampadina si accende di nuovo e a suon di missili che lasciano immobile la Dascalu e silente il pubblico, Isabela vince 5 giochi di fila e si guadagna l’accesso all’ultimo turno di quali, condito da un “come oooooooooooooon” sul match point che probabilmente hanno sentito fino in Bulgaria.

 

Incuriosito dalla condizione fisica della Kostova decido di vedermi anche il suo secondo turno di quali contro la spagnola Garcia Perez che sulla carta dovrebbe essere avversaria ben più dura della giovane Tatarus.

A conferma della pessima organizzazione del torneo una famiglia con un bimbo piangente in carrozzina viene lasciata osservare il match con la pazienza della bulgara che si esaurisce quando durante uno scambio delle persone entrano sugli spalti e camminano per tutto la lunghezza del campo: la Kostova si ferma di dice alla giudice di sedia che non è possibile giocare in quelle condizioni ma riceve una secca quanto assurda risposta da parte della giudice: “Gli addetti alla sicurezza non sono stati addestrati sul non far entrare le persone durante gli scambi”.

 

Il match inizia con la spagnola che domina gli scambi ed ingiocabile al servizio ma sul 3-1* 30-30 sbaglia uno smash comodissimo e da quel momento esce virtualmente dal match smarrendo la prima di servizio e la fiducia accumulata nei primi giochi: essendo il suo un gioco potente e di attacco, la fiducia nei propri colpi è fondamentale e persa quella il match le scivola via senza che il supporto del coach (per il quale lei ha parole molte dure quando chiede di raggiungerla al cambio campo) le serva per rientrare nel match.

 

Lunedi è sinonimo di Main Draw, ma ci sono ancora quattro match di quali da giocare: ovviamente non posso mancare al match della Shinikova contro la ex numero 1 junior Shilin Xu che finalmente riesco a vedere dal vivo. Devo dire che la cinese ha un buon timing sulla palla, buon footwork e riesce a creare buoni angoli ma la velocità dei colpi che riesce a produrre è inferiore alle mie aspettative, pur considerando che siamo su una superficie certo non adatta alle sue caratteristiche. Il match è molto simile ai precedenti con la Shinikova che fa il bello e cattivo tempo, accendendosi e spegnendosi, ma essendo sempre in controllo degli scambi: devo dire che rispetto al match di secondo turno mostra un maggiore rispetto dell’avversaria forse anche perché in questo caso mancano le provocazioni del pubblico avverso. Ho letto molto negli ultimi mesi sul cattivo carattere della Shinikova e di come possa facilmente risultare antipatica col suo atteggiamento ma personalmente devo ammettere che personaggi del genere mi attraggono e pur non essendo un esempio di sportività di sicuro riescono a rendere divertente e meritevole di attenzione anche il meno importante dei match.

 

 

Mi sposto sul campo 4 dove la Kozlova, reduce dai due match del giorno precedente, si trova sotto 4-1 ed è costretta nuovamente a chiedere l’aiuto del medico che decide di somministrarle di nuovo una pillola che si rivela nuovamente magica in quanto la bulgara vince 6 giochi di fila e mette un’ipoteca sul match. In questo match torna alla ribalta un clichè dei tornei WTA (almeno per la mia esperienza) ovvero giocatrici silenti dopo propri colpi vincenti e che urlano “Vamos”, “Come on” e simili dopo errori delle avversarie: atteggiamento da “bitch” piuttosto raro a livello maschile ma che trovo spesso invece nei tornei femminili.

Sul campo 7 intanto si sta allenando Simona Halep, la seguo fino alla fine della sessione e con un pizzico di amarezza noto che non si ferma nemmeno un secondo davanti ad una quindicina di bambini che le chiedevano l’autografo: fortunatamente il coach nota la delusione sul volto dei bambini e dona loro alcune palline utilizzate durante l’allenamento e finalmente un sorriso appare sui loro volti.

Al posto della Halep arrivano ad allenarsi la Siegemund e quella che penso possa essere una sparring partner locale in quanto pare molto giovane e soprattutto non penso arrivi al metro e sessanta…dopo pochi minuti realizzo che si tratta della russa Polina Leykina, entrata nel Main Draw a testimonianza del campo di partecipazione non eccelso.

Iniziando intanto i primi match di Main Draw, con la Schmiedlova reduce da un 2016 pieno di sconfitte che perde un match quasi vinto e che a causa di ciò vedrà la sua classifica precipitare (vincitrice l’anno scorso in questo torneo in finale contro Sara Errani); un’occhiata veloce al tiebreak del primo set tra Vania King e Paula Kania ed è tempo di tornare in albergo, purtroppo mi perdo il match d’esordio della Buyucakcay che ho avuto modo di conoscere personalmente insieme al suo team al Roland Garros e che avevo visto molto bene in allenamento dei giorni scorsi.

Arriva anche il martedi, ultimo giorno per me al torneo ed ultima brutta “sorpresa” da parte dell’organizzazione: i match sono in programma dalle ore 14, gli spalti sono pressoché deserti ma un nugolo di appassionati resta fuori dall’evento che risulta Sold Out. In realtà la quasi totalità delle persone ha acquistato il biglietto solo per vedere Simona Halep sul centrale nell’incontro serale ma il biglietto è giornaliero e non fa differenza tra campo principale e secondari quindi paradossalmente per tutta la giornata quasi nessuno entrerà ma nessuno potrà acquistare biglietti.

 

Il tempo di fare qualche altra ripresa ai bagni fatiscenti

 

 

e di vedere una Torro Flor in condizioni fisiche molto precarie perdere nettamente dalla Eguchi e giunge il momento di andare all’aeroporto: come mi succede troppo spesso trovo un altro tassista rallista ed arrivo al check-in con lo stomaco sottosopra.

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