Quanto conta realmente l’altezza nel circuito Wta?


Uno degli argomenti che gli appassionati di tennis amano di più affrontare è quello relativo all’importanza del ruolo dell’altezza nel mondo del tennis. C’è infatti chi sostiene che questa sia una caratteristica necessaria per ogni tennista che aspira a diventare un atleta di livello, mentre altri preferiscono pensare che con il talento, il lavoro ed il sacrificio si possa sopperire a limiti fisici come un deficit evidente in termini di centimetri rispetto alla media dei rivali. Probabilmente la verità sta nel mezzo, o meglio: a livello ATP sono pochi gli esempi di giocatori sotto i 175 centimetri che sono riusciti ad arrivare a toccare best ranking ad una cifra, mentre nel circuito WTA sono molte di più le atlete in grado di portare a casa risultati pesanti nonostante non siano esattamente dotate di fisici giunonici. Non ce ne vogliano i vari Schwartzman, Sela, Darcis o Albot, tutti attuali top 100 ATP ampiamente sotto il metro e 80 cm di altezza, ma in questo articolo ci focalizzeremo in particolar modo sul circuito WTA.
Questo inizio di stagione ci ha già offerto a livello WTA numerosi spunti per quanto riguarda questo argomento: durante la prima settimana dell’anno infatti Lauren Davis si è aggiudicata il primo titolo WTA in carriera ad Auckland nonostante soli 157 centimetri di altezza. La tennista americana è famosa per essere una delle atlete più minute del circuito, ma compensa questo deficit con un’ottima preparazione atletica, una notevole forza di gambe e un’innata capacità di appoggiarsi ai potenti colpi delle avversarie. In questo modo l’americana classe 1993 riesce a coprire ottimamente il campo, rispondere alla potenza di atlete spesso alte almeno 20 centimetri più di lei e così ottenere risultati degni di nota. La Davis ci permette inoltre di concentrarci su un altro argomento parente stretto di quello principale oggetto della nostra analisi: di solito i tennisti più minuti giocano un tennis fatto di corse e difese, ma non necessariamente sono tennisti restii a provare a dettare il gioco ed avvicinarsi alla rete.
A livello ATP il trend è più o meno simile alla prima versione, visto che i tennisti sopra elencati non sono esattamente dei bombardieri che amano chiudere lo scambio in pochi colpi, mentre a livello WTA ci sono eccezioni davvero significative. Dominika Cibulkova è alta (si fa per dire..) appena 1.61 m, anche se i dati dei siti WTA e ATP paiono essere assai generosi con gli atleti, specialmente quelli più minuti, e fanno particolarmente sorridere le immagini dei cambi di campo della tennista slovacca che, seduta in panchina per riprendere fiato ed idratarsi, nella maggior parte dei casi non arriva a toccare la superficie di gioco con i piedi. Questo però non significa necessariamente che una tennista così minuta sia per forza una giocatrice che fa della difesa il suo punto forte: Dominika è una tennista che ama martellare da fondo e prova a chiudere praticamente ogni scambio cercando colpi vincenti; quasi mai aspetta l’errore dell’avversaria e contro ogni tipo di rivale prova a dettare lei il gioco, anche se si trova ad affrontare dei giganti rispetto a lei. La slovacca rappresenta forse un’eccezione in questo senso, dal momento che le giocatrici WTA sotto al metro e 70 cm di solito sono atlete che prediligono un gioco più di difesa: Halep, Suarez Navarro, Errani, Gavrilova, Putintseva, Sevastova, Beck, Watson e Zheng sono tenniste che ovviamente sanno giocare colpi vincenti e far correre le avversarie, ma non possono essere definitive esattamente giocatrici d’attacco. Nel circuito WTA tra le top 100 però troviamo, a differenza del’ATP, anche tenniste dotate di fisici minuti (almeno per quelli che sembrano essere gli standard del tennis moderno e del futuro) che però optano per un gioco d’attacco, anche se magari non così offensivo (e spesso quasi scriteriato) come quello della Cibulkova: Strycova, Vinci, Doi, la stessa Davis, Kovinic, Flipkens, King, Nara, Hsieh, Gibbs e Schiavone non sono di certo tenniste imponenti, ma nella maggior parte dei casi provano ad imporre il loro gioco, non disdegnando discese a rete e cercando spesso in modo continuo durante il match di mettere a segno colpi vincenti.
Lauren Davis
Nell’intervista on court al termine della vittoria agli ottavi di finale dell’Australian Open, Venus Williams ha dichiarato senza peli sulla lingua di essere nata, a suo avviso, per giocare a tennis dal momento che il suo fisico alto, potente e slanciato le permette di coprire ottimamente il campo e di colpire forte la palla. Le prerogative del fisico di Venus sembravano essere imprescindibili caratteristiche per le tenniste del nuovo millennio, o almeno i successi delle sorelle Williams e di Lindsay Davenport parevano suggerire che questo sarebbe stato il trend per gli anni a venire. Gli ultimi anni del circuito WTA dimostrano che essere dotate di fisici imponenti può aiutare a sviluppare un tennis aggressivo, potente e che permette di arrivare a giocare match importanti in tornei prestigiosi, ma non si tratta di una conditio sine qua non come alcuni prevedevano (e come sembra essere oggi per quanto riguarda il tennis maschile): non a caso la Errani è riuscita a salire fino alla quinta posizione mondiale riuscendo a raggiungere traguardi insperati per quasi tutti visto il suo gioco e, soprattutto, il suo fisico, mentre tenniste decisamente più dotate sono spesso vittime di quei difetti che caratterizzano le giocatrici alte, specialmente quelli legati alla mobilità sul campo e alla reattività. Sharapova, Azarenka e Ivanovic, giusto per fare qualche nome, hanno mostrato che superare ampiamente il metro e 80 cm non per forza significa muoversi male sul campo, mentre altre (e alte) atlete ancora oggi devono compiere quel salto di qualità a livello fisico per migliorare la loro mobilità. Muguruza e Kvitova sono tenniste che superano i 180 centimetri e sono le uniche nate nell’ultimo decennio del secondo millennio che ad oggi sono riuscite ad aggiudicarsi un torneo dello Slam, ma entrambe possono (anzi, devono) migliorare dal punto di vista atletico per coprire in modo più efficace il campo e migliorare la propria tenuta fisica all’interno di uno stesso torneo e dell’intera stagione.
In conclusione, nel circuito WTA non pare esserci una formula perfetta (in termini di caratteristiche fisiche) per garantire successi ad alto livello: in primis la componente mentale e psicologica è troppo importante per pensare di considerare esclusivamente le qualità fisiche delle giocatrici; inoltre fisici minuti non per forza costringono le tenniste a “tirare piano” e a doversi difendere, diventando così preda, specialmente nei tornei dello Slam, delle giocatrici più alte ed aggressive. Nel circuito ATP avere fisici statuari sta diventando il trend del nuovo millennio, mentre tra le donne le situazione ad oggi è ben diversa. Questo è di buon auspicio per quelle giovani che tentano di emergere pur non essendo dotate di fisici “alla Venus Williams”, ma ciò significa che per loro occorre lavorare forse ancora più duramente per arrivare al top. Quando si dice partire dal basso..

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