E’ davvero un “nuovo” Murray?

Andy Murray Internazionali BNL Italia

da Roma, Marco Mazzoni (@marcomazz)

Il programma di oggi sul centrale del Foro Italico si è aperto con un match molto interessante tra il francese Chardy ed Andy Murray. Lo scozzese, recente “matador” di Nadal a Madrid, ha deciso di giocare anche a Roma, quasi a non voler interrompere il suo stato di flow, questo momento magico che dopo le nozze lo vede solo vittorioso, con 2 successi sulla terra europea dove mai era giunto neppure in finale. Un Murray così efficace ed in condizione da issarsi (quasi clamorosamente) a 2° o 3° favorito per Roland Garros secondo gran parte della stampa specializzata. Ero curioso di vederlo all’opera dal vivo, dove si apprezza meglio movimenti, tempi di gioco ed altre piccole note tecnico-tattiche. Non mi ha affatto deluso, anzi.

La cosa che più mi ha colpito è stata la sua “facilità”, il far sembrare semplice anche la giocata più complessa. Chardy non è tennista banale, tira forte, sa fare molte cose, può ribaltarti lo scambio con una mazzata da applausi. E serve pure bene (come l’anno scorso, quando eliminò Federer). Eppure Andy ha gestito la partita, ogni aspetto del match, con totale controllo. Lui è sempre stato tra i “big 4” quello meno stabile, ha sofferto qua e la qualche pausa, qualche momento di break nella intensità, per cali fisici e mentali. Questo Murray pare invece estremamente lucido, presente, continuo. In questo si può affermare che sia un “nuovo” Murray, o almeno un Murray piuttosto vicino ai suoi picchi raggiunti nella fortunata collaborazione con Lendl, che lo trasformò da tennista morbido ed incompleto a vincitore di 2 Slam, 1 oro olimpico ed altre finali perse per pochissimo. Un supercampione insomma. La rottura con lo Zar Ivan fu traumatica, in tutto. E coincise anche con l’uscita da una delicata operazione alla schiena, che l’ha penalizzato per gran parte del 2014. Infatti rispetto al Murray che avevo osservato dal vivo la volta precedente – Roland Garros 2014 – oggi l’ho trovato estremamente più libero nei movimenti con la schiena, dal servizio al suo miglior rovescio, quando va in rotazione appoggiandosi mirabilmente sulle ginocchia. Il Murray di tutto il 2014 era poco sciolto, tirava meno o era sempre più controllato, forse per il dolore, forse per timore; forse per la mancanza di un’eccellente preparazione invernale, resa problematica dopo l’intervento.

Andy in questa fase di stagione sta servendo molto bene, con continuità, variando angoli e trovando botte al centro sicure. Riesce a servire bene proprio nei momenti caldi, cosa per lui non scontata. L’ha fatto a Madrid, più volte, l’ha fatto anche oggi nelle rare occasioni in cui Chardy l’ha messo sotto pressione.

Il rovescio gira molto bene, e col dritto (il suo colpo di relativa debolezza) riesce a tenere un livello medio altissimo, con drive carichi e lunghi, difficili da attaccare. Il tutto sbagliando poco.

Tatticamente non mi pare affatto un “nuovo” Murray. Forse nel momento d’oro con Lendl era ancor più offensivo, accorciava di più i tempi di gioco finendo poche volte in difesa. Oggi si trova in una posizione “intermedia”: non sta troppo dietro, non subisce sempre il ritmo di rivali più forti o pericolosi finendo nelle perigliose paludi del contrattacco (cosa che peralntro dice sempre di amare terribilmente!), ma nemmeno prende subito l’iniziativa. Riesce a gestire bene i tempi di gioco perché sembra molto presente e sereno. Una serenità che deriva probabilmente dal sentirsi in forma, “fit”, ed in fiducia. Essendo una persona complessa ed umorale, trovarsi in un periodo positivo e di confidenza lo sta aiutando tantissimo a produrre un tennis di grande sostanza e qualità. Chissà che forse anche le nozze, con il carico di positiva adrenalina che ne è derivata, non abbia anche contribuito a regalarci un Murray così tranquillo e vincente.

Il punto di domanda è quanto durerà. Riuscirà a cavalcare l’onda fino a Wimbledon? Più che Parigi, credo che il suo vero obiettivo sia tentare il bis ai Championship, e questo Murray sembra attrezzatissimo per provarci di nuovo, forse con qualche arma in più rispetto a Djokovic (e la sua finale vinta nel 2013 l’ha dimostrato).

Non vedo in campo un nuovo Murray. Trovo un atleta molto ben preparato, sereno, consapevole. In grado di esprimere il suo miglior tennis anche sul rosso, e questo sì è nuovo. I mezzi li ha sempre avuti visto che si è formato per qualche tempo sul rosso iberico, sa governare tempi di gioco e rotazioni, sa correre e soffrire. Forse in passato non era così consapevole. Soprattutto trovo Andy in crescita rispetto a quello australiano, che andò piuttosto vicino a battere Djokovic. Il serbo è avvisato…

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