E King Roger zitto zitto…

di Sergio Pastena

Alla fine il sogno di Isner si è fermato all’ultimo ostacolo, contro un Federer concreto e quasi impeccabile al servizio, che ha lasciato ben poche chances all’americano. Long John, che eliminando in semifinale Djokovic si era reso protagonista della sorpresa del torneo, contro lo svizzero ha avuto solo qualche opportunità in partenza: tre palle break, frutto di un passaggio a vuoto di King Roger come dimostrano le statistiche al servizio dello svizzero. Federer ha perso solo nove punti alla battuta, con un impressionante 33 su 35 con la prima e un 14 su 21 sulla seconda che, considerando i sei punti concessi all’americano in occasione delle palle break, è molto più che rispettabile.

Perso un tie-break molto combattuto nel primo set, Isner è stato breakkato a metà del secondo e lì ha smesso di crederci, ma la cosa non scalfisce minimamente il torneo straordinario che ha fatto: prima finale in un Masters Series, ingresso nella Top Ten, possibilità di diventare il numero uno d’America a Miami, dove difende ben poco a differenza di Fish che ha 360 punti in scadenza.

Tolta la doverosa apertura su Isner, parliamo di questo Federer: zitto zitto, l’ex numero uno al mondo ha inanellato un 22-2 nel 2012, ovvero il miglior bilancio del circuito, ed è in testa anche alla Race to London. I punti di distacco da Nadal, finalmente battuto sul duro outdoor, ora sono solo 800 e il maiorchino deve difendere la finale a Miami, dove Roger si fermò in semifinale nel 2011. Si ripetessero i risultati di Indian Wells, avremmo un cambio della guardia al numero 2. A 30 anni abbondantemente compiuti non è dato sapere quanto possa reggere con questa forma l’elvetico, ma di certo non si può dire che il “nuovo” ruolo di outsider non gli abbia giovato: fino al Roland Garros l’unica cambiale pesante è Miami, le prospettive in vista dell’estate sono abbastanza interessanti…

Altri dati emersi dal torneo americano: Murray si conferma il Fab Four di scorta, eliminato da un Garcia-Lopez improvvisamente riportato sulla terra dal bravo Harrison. Troppi passaggi a vuoto rispetto ai “colleghi”, ora dovrà stare attento a non ripetere il disastro primaverile dell’anno scorso, ma l’attacco ai primissimi ora è reso impossibile dai distacchi: 2.000 punti da Federer, oltre 5.000 da Djokovic. Bene Del Potro, che guarda al sorteggio di Miami sperando di non beccare di nuovo lo svizzero nei quarti, male gli altri della seconda fascia.

In definitiva Indian Wells ha restituito un certo rimescolamento in classifica: sia nelle zone alte che nella Top Ten c’è più lotta e i distacchi sono minori e c’è una bella quantità di tennisti ammassati a ridosso della posizione 32, quella che serve per avere una testa di serie negli Slam estivi. Quindici in 200 punti, da Youzhny a Donald Young, a simboleggiare una realtà che, togliendo dal mazzo gli alieni, è attualmente molto equilibrata.

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