Federico Gaio: “Tu scommettitore sei libero di insultarmi, ma assumiti le responsabilità di ciò che fai e scrivi”

“Tu scommettitore sei libero di insultarmi, ma assumiti le responsabilità di ciò che fai e scrivi”. Al termine della partita contro Nino Serdarusic nel Challenger in corso d’opera a Roseto degli Abruzzi, Federico Gaio è stato attaccato pesantemente sui social da alcuni scommettitori che, avendo sbagliato qualche puntata, hanno sfogato tutta la propria rabbia nei confronti del faentino.

Federico ha replicato su Instagram con la sua proverbiale signorilità ed educazione andando dritto al cuore della questione. “Il problema reale è che insulti una persona per qualcosa che hai scelto tu. Perché invece di scommettere su qualcuno, non scommetti su di te? Perché invece di insultare le persone, non inizi ad investire su te stesso?”. Uno spunto di riflessione molto interessante, condiviso da diversi suoi colleghi, che andava necessariamente approfondito.

D. Ciao Fede, innanzitutto come stai?

R. Tutto bene, grazie.

D. Sui social immagino che nessuno venga risparmiato da questo genere di messaggi. Quanti ne ricevi al giorno mediamente? Cosa pensi si possa fare per contenere questo fenomeno?

R. Gli attacchi sui social ci sono e ci saranno sempre, non sarò di certo io a contenere questa piaga. Ti scrivono quotidianamente decine di persone, quando perdi in particolar modo. Non sono io a dover pensare o dire come dovrebbe esser debellato questo fenomeno. È normale che ci sia, anzi, credo non ci sia nessun problema in questo.

D. Cosa diresti in aggiunta a queste persone?

R. È un gioco per maggiori d’età no? Se sbagli tu stesso a fare una puntata, ne paghi le conseguenze. Ognuno di loro dovrebbe assumersi le responsabilità di ciò che fa e scrive. Io rispetto tutti ma non condivido ciò che queste persone scrivono. Tu scommettitore devi prendere coscienza di ciò che fai. Io sono dell’idea che invece di scommettere 5 euro su una partita di tennis ti potresti comprare un libro. Secondo me è molto più motivante, ma questa rimane la mia idea. Il punto è: Perché mi insulti? Investi meglio le tue risorse.

D. Vuoi chiarire a chi magari non ha recepito quale fosse il contenuto del messaggio? Ho visto tra l’altro che molti tuoi colleghi lo hanno condiviso.

Il problema generale è che da un punto di vista oggettivo tutti noi tennisti ci sentiamo soli nel combattere questo fenomeno. È difficile trovare il bandolo della matassa. Succede purtroppo a tutti, nessuno escluso. Il mio messaggio è diverso dal “Non insultatemi!”. Non c’è nessun problema a insultarmi, ma non nasconderti dietro a un dito. Addirittura uno di quelli che aveva inveito nei miei riguardi, dopo il post che ho pubblicato su Instagram mi ha mandato un messaggio privato scrivendomi ancor “loser” e le solite cose. Magari molti di loro hanno anche profili falsi.

D. Senza voler sollevare ulteriori polemiche, ma ieri si è parlato molto anche della palla segnata erroneamente da Serdarusic al giudice di sedia. Una palla distante circa 20-30 cm da quella reale. Che idea ti sei fatto?

Onestamente a me sembrava di averla tirata dentro. Una volta che si è fermato anche lui, sinceramente anche io ho non ho più guardato il segno. Riguardando le immagini credo che il giudice di sedia abbia commesso un errore grossolano. A questo livello non è ammissibile perdersi così un segno su una palla tutto sommato lenta. Dal replay sembra che lui (Serdarusic, ndr) si avvicini verso il punto corretto per poi dopo deviare e segnare un’altra palla. Detto ciò è capitato a tutti in carriera di perdersi un segno. Sul primo punto del 2-2, in una situazione diversa, gli ho dato buona una palla che era stata giudicata da tutti out. Mi sono avvicinato perché credevo fosse buona e gliel’ho data senza problemi. Purtroppo mi è capitato anche la scorsa settimana a Las Palmas nel tie-break del secondo set con Johan Nikles un episodio simile. L’arbitro era convinto che una palla fosse fuori e anche per il mio avversario era lo stesso. Dopo ho ricontrollato ed era visibilmente buona. Purtroppo a quanto pare non ci sono più i galantuomini di una volta nel tennis. Ma questa è una mia sensazione.

D. In questo periodo stai avendo difficoltà in termini di risultati. Che sensazioni hai?

La stagione non è iniziata nel migliore dei modi. Ho svolto una preparazione invernale corta ma nonostante tutto mi ritenevo soddisfatto. Purtroppo sono risultato positivo al covid il 24 dicembre e da quel momento, anche se ero asintomatico, il percorso è stato in salita. Ho dovuto letteralmente rincorrere l’Australia e ho smarrito le buone sensazioni iniziali che avevo accumulato. Rimanendo chiuso in appartamento – giustamente, non me ne lamento – non mi sono potuto allenare per sette giorni. È stato un insieme di cose, avrei potuto far meglio e non cerco scuse. La stagione è ancora lunga e sono fiducioso del lavoro che sto facendo. Non sono queste partite ad abbattermi, sono sicuro che mi sbloccherò presto. Prossimi impegni? Rimarrò a Roseto anche la prossima settimana e poi dovrei restare in Europa per giocare qualche torneo Challenger in Spagna sulla terra rossa.

Ringrazio Federico per la disponibilità e invito tutti gli amici di Spazio Tennis a leggere questo messaggio qui sotto tratto dal film ‘Palombella rossa’ di Nanni Moretti.

«Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!»

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