Margarita Gasparyan: serve una mano?

Gasparyan ST
di Alberto Cambieri

Per emergere e farsi notare nel tennis moderno serve solitamente qualcosa in più oltre al semplice tennis: c’è chi stupisce per il talento, chi per avvenenza (specialmente a livello WTA) e chi per dettagli tecnici non comuni che sono capaci di affascinare i fans. In quest’ultimo caso rientra sicuramente il personaggio di Margarita Gasparyan, tennista russa classe 1994 dotata di un affascinante quanto inusuale rovescio ad una mano. Protagonista di una carriera a livello juniores non sconvolgente, si è fatta strada nel difficile mondo degli ITF attirando su di se’ gli occhi degli appassionati di tutto il mondo per il fatto di giocare il rovescio sfruttando esclusivamente il braccio destro ed optando, per la maggior parte delle volte, per un colpo tirato in top piuttosto che in contenimento con il back. Per arrivare però a disputare incontri nel circuito maggiore la strada non è stata certo facile: molte sconfitte subite a livello ITF contro tenniste in apparenza meno promettenti e una classifica che per anni ha faticato ad avvicinarsi alle 2 cifre. Mentre atlete anche più giovani riuscivano a scalare in fretta il ranking, Margarita ha faticato per mettere insieme i pezzi del suo gioco. Dotata di un fisico piuttosto potente, esplosivo ma non eccessivamente massiccio (è alta 183 centimetri ma il suo peso è piuttosto contenuto, 73 kg) non è stato facile per lei comprendere quali sono i momenti del match in cui bisogna spingere e quelli in cui bisogna invece provare a sfruttare i momenti di difficoltà delle avversarie, senza necessariamente dover forzare per tutto il match.

Ad inizio 2015 si trovava appena fuori dalle prime 200 del mondo, ma grazie a tante vittorie e piazzamenti di rilievo a livello ITF ha scalato 100 posizioni nel giro di 5 mesi, presentandosi al via delle qualificazioni del Roland Garros da numero 116 del mondo; è riuscita a passarle, così come a Wimbledon, ma si è poi dovuta arrendere al primo turno del main draw contro rispettivamente Konjuh, tennista croata di ben tre anni più giovane ma considerata ancor più promettente di lei, e Serena Williams, destando un’ottima impressione sul Centre Court nel match d’esordio della futura vincitrice dei Championships. Nei 6 match di qualificazione non ha eliminato dei fenomeni, ma ha sconfitto con agio giocatrici fuori dalle prime 100 dimostrando che il suo livello vale decisamente una classifica a due cifre e ben più alta dell’attuale 71esima posizione mondiale. Bisogna sottolineare come però abbia dovuto attendere il sesto main draw WTA per portare a casa la prima vittoria, ma una volta ottenuta la prima a Baku non si è più fermata: l’esordio non era certo dei più semplici, ma contro la Cibulkova è riuscita a tenere il pallino del gioco in mano per la maggior parte del match portando a casa una vittoria tutt’altro che banale, mentre al secondo turno ha regolato la non irresistibile cinese Yang, stessa sorte toccata alla connazionale Rodina ai quarti. Dalle semifinali sono però cominciate le vere difficoltà del suo torneo, soprattutto a livello di tenuta mentale; contro la Knapp, stanchissima dopo la settimana di Bad Gastein ma capace comunque di raggiungere un buon risultato in terra azera che le è valso il best ranking, ha dominato per una buona parte di partita andando facilmente avanti per 63 40, salvo farsi recuperare, perdere il secondo per 7 giochi a 5 e finire sotto per 3 a 1 nel set decisivo, prima di vincere 5 giochi di fila che le hanno regalato la prima finale WTA in carriera da disputare contro la meno nota coetanea rumena Tig, autrice delle eliminazioni di Vekic e Pavlyuchenkova durante la settimana di Baku. Anche in finale, avanti 63 54 e servizio, si è bloccata e ha concesso alla rumena la possibilità di vincere il secondo set per 75 prima di riprendere però in mano le briglie del match e dominare la partita decisiva con un inequivocabile 60. La settimana azera ha, ancora una volta, evidenziato i limiti di tenuta mentale della russa quando conta davvero: già la settimana precedente ad Istanbul era stata protagonista di un match inspiegabile contro la Pironkova, dominata nel primo set per 60 ma poi brava a sfruttare il momento di sbandamento della russa nel tie break del secondo. La terza partita aveva visto un iniziale equilibrio in seguito al quale la Gasparyan era riuscita a portarsi in vantaggio con la possibilità di giocarsi due match point per portare a casa la prima vittoria ufficiale a livello WTA, sfumata però per qualche imprecisione nei punti importanti. Una sconfitta del genere avrebbe depresso e fatto dubitare dei propri mezzi molte atlete, mentre Margarita ne ha probabilmente tratto giovamento per raddrizzare i match di semifinale e finale a Baku dopo che le sue avversarie erano riuscite a riequilibrare il match nel secondo set dopo aver subito per lunghi tratti l’aggressività e la potenza della russa.

Queste due settimane ci dimostrano come i margini di miglioramento della tennista di Mosca riguardino principalmente l’aspetto mentale, in quanto il suo tennis e il suo fisico sembrano pronti per raggiungere risultati ancora più prestiogiosi. Margarita deve infatti continuamente lavorare sulla gestione del suo tennis, esplosivo e capace di produrre vincenti da ogni lato del campo, ma che spesso incappa in pericolose pause che devono farsi sempre meno frequenti e dalle quali deve saper recuperare in tempi sempre più brevi. Sembra una tennista in grado di imparare velocemente dagli errori del passato e l’aver vissuto per tanti anni in una fascia del ranking poco consona al suo reale valore può averle dato la forza e la capacità di trovare motivazioni anche quando i risultati non sono dalla sua parte.

Il suo tennis è moderno e si basa su due fondamentali da fondo piatti e potenti che molto spesso si trasformano in accelerazioni devastanti; nonostante sia il suo rovescio ad attirare maggiormente l’attenzione, è il diritto il colpo sul quale basa principalmente il suo gioco: è in grado di giocarlo da ogni parte del campo, spesso in direzione anomala e tentando soluzioni vincenti non così sporadiche in situazioni di allungo. Con il diritto in particolare sa essere devastante dal centro del campo e, in generale, non ha alcuna paura di accelerare ogni volta che se ne presenta l’occasione, rischiando però spesso di finire fuori giri e giocare colpi lunghi o larghi in situazioni in cui sarebbe stato consigliabile utilizzare un miglior controllo ed optare per margini di sicurezza superiori. Il servizio ricorda quello della connazionale Zvonareva ed è, vista l’altezza, già un’arma considerevole che deve però essere migliorata in termini di continuità (ad esempio nel game conclusivo della finale, dal 40-0 in suo favore, non ha più praticamente messo una prima in campo, situazione a causa della quale ha dovuto attendere fino al quarto match point per chiudere). Il gioco a volo è migliorabile, ma il fatto di giocare un rovescio ad una mano le permette di destreggiarsi con discreto agio nel momento in cui deve giocare volée dal lato sinistro. Il rovescio invece colpisce per la sua capacità di essere giocato quasi sempre piatto ed in modo efficace in ogni direzione; grazie ad un uso ottimale del gomito riesce a giocarlo con un anticipo che sa essere devastante, in modo da perdere poco campo e trovarsi a giocare gli eventuali colpi successivi con i piedi spesso ancora ben saldi sulla riga di fondo. Negli ultimi anni questo colpo, in particolare a livello femminile, è praticamente scomparso e sono poche le giocatrici che riescono ad utilizzarlo in modo totalmente offensivo: il suo fisico e la sua impostazione tattica non lo fanno avvicinare a quello di Schiavone, Vinci o Suarez Navarro, ma piuttosto ad una Henin che, seppur dotata di un fisico decisamente più minuto, era solita giocarlo in moltissime situazioni in top al fine di giocare un colpo aggressivo vincente. La classe e la naturalezza non sono quelli della ex numero uno belga, ma Margarita può provare a puntare su questo fondamentale per risultare non semplice da affrontare per le sue avversarie, specialmente nel momento in cui imparerà a gestire in modo migliore la rotazione in back.

Margarita è molto più che un solo rovescio ad una mano, ma se negli anni riuscirà ad attrarre sempre più fans in giro per il mondo sarà probabilmente dovuto al fatto che certi colpi e certi gesti possono diventare sempre più rari da osservare nello sport moderno, ma il fascino che sanno suscitare è immortale.

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