L’Oste, iniziamo a fare i conti…

Marta Polidori
Tennis Genitori & Figli si arricchisce del parere dei… figli. Quante volte si è detto che mancava la controparte? Grazie a Marta Polidori, sedicenne aspirante tennista professionista, abbiamo deciso di far partire (insieme a voi) questo esperimento. In futuro, l’idea è quella di far parlare i ragazzi, per ascoltare la loro voce. Una voce che a volte non viene presa abbastanza in considerazione…
di Marta Polidori
Salve,
Mi è stata affidata questa rubrica e non saprei da dove cominciare, direi che andiamo sul sicuro con le presentazioni: il mio nome è Marta, e ho scritto qualche volta sul blog in passato per chiarire alcuni punti che non mi tornavano.
Premetto che il mio è il punto di vista di una ragazzina, quindi molte osservazioni saranno opinabili, ma io parto dal presupposto che la gente desideri sapere come viviamo noi diretti interessati tutto ciò di cui voi parlate e dibattete.
Il primo punto che mi piacerebbe chiarire è il seguente: ogni giocatore è diverso. Io personalmente non mi alleno venti ore al giorno, eppure miglioro come chi ne fa sei, se non di più.
Il fatto è che vi è insita la convinzione che più ti alleni più migliori, quando l’allenamento dovrebbe essere specifico per ognuno.
Non esiste un modo per allenarsi uguale per tutti.
Vedo molti giocatori, e sono tutti diversi fra loro.
Le caratteristiche sono differenti: c’è chi è più potente, chi più veloce, più elastico…per non parlare dei problemi fisici in cui incorriamo!
Sono tante le varianti, e se andiamo ad analizzarle, per dirla tutta, sono tantissimi fattori che determinano la motivazione.
Se imponiamo criteri di valutazione univoci rischiamo di scoraggiare gli atleti più giovani che non trovano conferme nell’immediata realtà.
Ci preoccupiamo della quantità, mentre se ci focalizzassimo più sullo specifico risparmieremmo un sacco di fatica inutile.
La storia è sempre la stessa: mio figlio non si allena abbastanza. Ma perché? Genitori che sono convinti che la quantità di allenamento ne implichi la qualità.
Se si provasse, per una volta, a studiare la fisionomia, la mentalità e il gioco di ogni piccolo tennista, si potrebbe raggiungere un grado di consapevolezza e portare l’atleta a livelli molto più alti con minor spreco di tempo.
Purtroppo c’è anche da tenere in considerazione che, solitamente, un ragazzo è attratto da molte cose insieme, se è intelligente e vivace.
E, se non vado errato, l’intelligenza è un requisito indispensabile per la formazione di un futuro campione.
Non si debbono reprimere gli altri interessi, perché ogni esperienza fatta anche in altri campi arricchisce spiritualmente, ed è un allenamento mentale necessario a crescere come persona, ergo come tennista nel nostro caso.
Più tempo si spreca inseguendo falsi miti più ne togliamo alla crescita di nostro figlio.
In conclusione mi piacerebbe sapere le vostre opinioni in merito, e spero che questa mia rubrica possa essere di aiuto per eventuali delucidazioni.

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