USA: E’ vera crisi?


di Enrico Carrossino
Dopo i noti problemi finanziari, gli Stati Uniti stanno ormai entrando in crisi anche in un altro campo dove hanno sempre eccelso: il tennis. Già, proprio la nazione che in Davis poteva schierare gente come McEnroe e Connors prima, Sampras e Agassi poi, che occupava quasi la maggioranza assoluta della top-100, da quando Federer nel 2004 strappò il n.1 a Roddick non è più riuscita a ottenere quei risultati nel circuito ATP (tolta la vittoria in coppa Davis nel 2007) che hanno sempre garantito l’egemonia americana. Roba che fa tremare il tennis statunitense, reduce da un pessimo 2010, durante il quale in Davis rischiò una clamorosa eliminazione dal World Group evitata grazie a Mardy Fish in quel di Bogotà nell’ultimo incontro, ma sopratutto dai pessimi risultati nei quattro major, col solo quarto di finale di Andy Roddick in Australia.
Risultato che l’attuale numero 8 del mondo non è riuscito nemmeno a eguagliare. E questa non è che la punta dell’iceberg, perché se Roddick non riesce più a tenere i ritmi da top ten che ha sempre garantito finora, l’assenza dei ricambi è abbastanza palese.
Mardy Fish ha avuto un buona estate l’anno passato con la finale a Cincinnati ma, a parte qualche bel successo, con tutta la buona volontà non ha gli strumenti per riportare al top il proprio paese. Il numero 16 lo deve sopratutto ai 600 punti della finale persa con Federer nel Master di Cincinnati ad agosto, e viste le prospettive rischia di decadere facilmente. Chissà, avesse deciso di mangiare meno hamburger prima poteva anche fare di più, ma coi se e coi ma…
Sam Querrey (subito dietro nel ranking) è quello tecnicamente più completo, con un gran servizio e un discreto gioco da fondocampo. Capace di vincere su tutte le superfici l’anno passato, in questo 2011 è partito, per usare un eufemismo, in maniera rivedibile: saltare al primo turno in uno slam fa male sotto ogni punto di vista ed è sempre e comunque un pessimo indicatore per una testa di serie come lui, forte sulla carta, ma troppo discontinuo sul campo. Già negli ultimi US Open aveva avuto l’opportunità di approdare ai quarti ma ha perso contro Wawrinka, buon giocatore ma non certo irresistible. Il ragazzo ha indiscutibilmente le qualità e al momento è lui il candidato numero uno per l’eredità di Roddick come bandiera nazionale. Ma è uno che sbaglia ancora troppe partite e deve migliorarsi tanto per raggiungere quantomeno una top 10. Vero, non ha ancora 24 anni, ma alla sua età Roddick aveva già vinto uno slam, Djokovic due e pure il tanto bistrattato Andy Murray ha fatto tre finali nei massimi tornei. Cosa che a Sam è già riuscita ma solo nei 250, seppur su tutte e tre le superfici.
Infine il tennista più famoso al mondo, non tanto per i risultati (solo un titolo in carriera, nel 250 di Auckland nel 2010) ma per la vittoria nel match dei record contro Mahut a Wimbledon: ovviamente John Isner. John dall’alto dei suoi 216 cm può vantare una prima palla spesso e volentieri ingiocabile e una seconda che equivale a una prima del 90% dei colleghi, è combattivo e non molla mai nello scambio, ma come si usa dire: sotto il servizio: niente! Almeno per quanto significa poter attingere alle algide vette della perfezione nello sport della pallacorda, perchè se una volta a Wimbledon te la potevi anche cavare col solo servizio oggi non è più cosi. Isner da fondo campo ce la mette sempre tutta e progressivamente si sta affinando nella tecnica, dove comunque quando la palla rimbalza alta e può scaricare la potenza riesce a giocar bene. C’è molto e forse troppo da migliorare, in futuro se salirà di livello e vivrà un qualche momento di grazia potrà entrare anche nei 10, ma attualmente non si vede la minima speranza in un match con un top player per lui, ne una vittoria in un torneo di una certa consistenza.
E se Roddick non è più quello di una volta e gli altri tre citati non hanno la qualità sufficiente per arrivare al top, dietro la situazione è anche peggio. Serve scendere fino aRyan Harrison per trovare un ottimo prospetto, e poi abbiamo altri giocatori che buoni lo furono come Russell e Ginepri. Quindi almeno a medio\breve termine, la situazione del tennis americano è estremamente critica

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