Sergiy Stakhovsky: “Vorrei chiudere la carriera a Tokyo 2020”


Sergiy Stakhovsky, classe 1986, raggiunge le semifinali con la vittoria per 6-4 6-3 contro Stefano Travaglia, prima di cedere poi in tre set al nostro Luca Vanni. Per l’ex top 30 una stagione sfortunata lo ha portato ad uscire dalla top 100, obiettivo per il prossimo anno. L’ucraino si è raccontato ai nostri microfoni, parlando della stagione e di tanto altro.
Sei arrivato in semifinale senza perdere alcun set, poi purtroppo hai ceduto a Vanni. Come ti senti?
Ho giocato bene contro Travaglia, avevo espresso un buon tennis anche nei due match precedenti e la superficie mi aiuta, visto che posso giocare in modo aggressivo. Tutti i match sono stati difficili perché alla fine perdendo un servizio potevano cambiare radicalmente le cose, come contro Travaglia quando ho salvato un break point nel primo gioco e il set poteva tranquillamente finire 6-4 per lui. Ho salvato break point in tutti i match, sono felice e fiducioso per il modo in cui sto giocando, peccato per come è finita la semifinale.
Come ti trovi qui ad Andria?
È un posto diverso dagli altri, è facile vedere tutti in giro alle 10 di sera. L’Italia è sempre un bel posto, con buon cibo, il tempo è ottimo e sono stato spesso anche al sud, a Bari, Napoli e mi piace molto l’architettura di questi luoghi, non ho davvero nulla di cui lamentarmi.
Con questa semifinale ti avvicini al main draw degli Australian Open…
Non sono proprio vicino come lo sarei stato vincendo il torneo [risata], ragione per cui ero venuto qui a giocare.
Come reputi questo 2016?
Ci sono stati molti alti e bassi in stagione, sono stato infortunato e questo mi ha portato a scendere nel ranking. Non posso dire che sia stata una pessima stagione, ho giocato un buon tennis ma sono spesso stato sfortunato nei sorteggi. Ho perso con Cilic in 4 set e poteva andare diversamente, ho servito per il match con Goffin ad Halle e tante altre partite sono girate male. Direi semplicemente che è stata una stagione sfortunata.
Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima stagione?
Entrare nei top 100 e soprattutto fare bene nei primi 3 mesi della stagione dove non ho punti da difendere, sono soddisfatto del mio gioco ma devo lavorare sul piano fisico e sulla mia agilità. Ho 30 anni e mi sono detto che vorrei concludere la carriera a Tokyo 2020, quindi ho ancora 4 anni davanti, non ho fretta di mollare.
Si dice spesso che i campi oggi siano diventati più lenti, è vero?
Sì, le superfici diventano sempre più lente. Basti vedere i migliori a Londra che giocano in un indoor match di 3 set da 3 ore e mezza e non perché siano fisicamente fortissimi anche perché se avessero giocato qui ad Andria, avrebbero giocato massimo 2 ore e mezza. Lì era troppo lenta, non dico che qui sia troppo veloce ma ci vuole una via di mezzo anche perché quando giochiamo nel Tour ci sono campi più lenti di quelli in terra.

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