Diario di Bordo dal Lemon Bowl

da Roma, Marta Polidori

Buongiorno a tutti,

Manco dalle scene da due anni ormai, ma appena arrivo al circolo noto che l’atmosfera di serenità e simpatia che avevo lasciato è ancora lì. Quasi tutti i miei diari riportano una giornata di pioggia, purtroppo così è anche oggi. Comincio a credere di essere io a portarla…

Le nuvole stanno calme e tranquille ad osservare i giocatori e le partite, poi, forse non contente, attorno alle quattro cominciano a piangere. Io intanto faccio in tempo a vedere un po’ di incontri. Premetto che sono arrivata lì decisamente presto rispetto all’orario datomi dall’altissimo Nizegorodcew.

Avrei dovuto prendere qualcosa come cinque mezzi pubblici per arrivare al Circolo New Penta 2000, ma questa volta avevo a disposizione un asso nella manica, che da buon cavaliere quale è si è gentilmente prestato a portarmi a destinazione in macchina prima di recarsi al lavoro.

Grazie al cielo, perché non essendo pratica di Roma ci sarei di certo arrivata, ma probabilmente per la finale e non oggi.

Tra i match che mi sono capitati, in attesa del Grande Capo e dei suoi apprezzati ordini, Matteo Gigante e Pietro Finoli si danno battaglia. È una partita molto avvincente e comincio a rompere subito le scatole a due signore sedute a fianco a me che mi parevano essere le mamme.

Quello che di più noto dei due è Gigante, di nome e di fatto. È un 2002, da quanto mi è stato riferito, e ha una visione di gioco molto interessante per essere così giovane. Finoli è anche molto bravo, ma fa più errori, anche tecnici. La partita è andata infatti al primo con il risultato di 6-0 6-4.

Io non ci sono abituata, ma qui se ti distrai un attimo la partita è finita. Ormai ho fatto il callo con giocatori decisamente più grandi, mentre questi mini-bomber sono tutti molto più sbrigativi!

Hanno quasi tutti fretta di chiudere, nell’intento di imitare i loro campioni, scambi lunghi e ragionati, ovviamente, ancora non se ne vedono, quindi devo stare attenta perché se mi distraggo mi sfuggono tutti dalle mani come delle saponette.

Subito dopo mi sposto sul campo a fianco dove sta giocando Edoardo Miccini contro Nicolò Paduano. Edoardo non demorde, ma Paduano gli strappa via il match di mano con un sonoro 6-1 6-2.

Nel mezzo dell’incontro arriva il messaggio del Grande Capo, che mi chiede di svelare il mistero del ‘Chissà se Miccini è parente proprio dell’ex promessa Miccini…’. Finito di leggere il messaggio alzo la testa e mi accorgo che ce l’avevo giusto a fianco. A quel punto mi rivolgo al Miccini Senior, che fa spallucce e mi risponde: “Vorrei tanto saperlo anch’io!” ridendo. A quanto pare sono entrambi di Recanati, ma non sanno con certezza se sono parenti.

Aspetto il Nize gironzolando allegra con i collant strappati (non per mia scelta, ma per sbaglio), da vera donnaccia, e così continuo fino alle 14:00.

Nel frattempo strappo qualche dichiarazione al giovanissimo Federico Bondioli, fresco di vittoria contro Davide Mirza nel tabellone under 10 maschile.

Ho avuto il privilegio di assistere ad una bella fetta di quella partita, forse la più gustosa, e devo proprio dire che è stata lottata da due piccoli guerrieri.

Federico è carino e agitato all’idea di potermi dare la sua intervista, ma risponde felice a come sia andata la partita trillando: “Bene, ho vinto!” e alla domanda del perché abbia scelto il Lemon Bowl come competizione che è perché a lui piace giocare a tennis.

Fossero tutti così i giocatori, felici, contenti e innocenti anche a vent’anni, a dare il meglio.

Due chiacchiere anche con Mr. Commentucci, che ci saluta e sparisce nella pioggia fitta delle quattro.

Giornata splendida, cosa me ne importa del brutto tempo, sono felice di essere tornata.

Una menzione speciale anche a Paolo Verna, direttore del torneo e nonno, padre, fratello e quant’altro, per la sua gentilezza e disponibilità.

Noi ci aggiorniamo domani, per qualunque curiosità sui tabelloni vi rimando al sito ufficiale dell’evento: www.lemonbowl.it

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