Diario di Bordo dal Foro Italico (2)


(Paolo Lorenzi – Foto Nizegorodcew)
di Renato Lugarini
Stamani cerco di muovermi con un certo anticipo, per riuscire a seguire i primi incontri di un programma molto interessante.. ma non basta. Alle 11, ora di inizio dei match, sono ancora in cerca di un parcheggio. Dopo aver dribblato un paio di solerti “custodi abusivi” (pagare per mettere la macchina in divieto di sosta mi sembra eccessivo), mi illudo di averla fatta franca. “Scusi, mi può pagare un caffè? A sua discrezione..” mi chiede un ragazzino che inizia a ronzarmi intorno appena scendo dalla macchina. Faccio finta di non aver sentito, ma il ragazzino non molla. “Scusa signore, ma lei fumi?”. Al congiuntivo di reminiscenza fantozziana però non so resistere e quindi, tornato per un attimo di buon umore, decido di dare al ragazzo non una ma ben due
sigarette!
Alle 11 e un quarto l’impianto del Foro Italico già brulica di gente. Mi sorprendo di quante persone possano permettersi di non lavorare in una mattina feriale di maggio. Trovo fila alla biglietteria, fila per l’ingresso alle strutture, insomma.. arrivo sui campi che è già mezzogiorno. Ho ben in mente la prima partita che voglio cercare e tento di farmi spazio tra la folla del “ground” per vedere dal vivo quel fenomeno di longevità che corrisponde al nome di Kimiko Date. Spero di assistere all’ennesimo miracolo dell’ultraquarantenne tennista giapponese, che deve vedersela con una delle giocatrici più in forma del momento: la ceca Lucie Safarova. In effetti, quando riesco a raggiungere il campo, la mia piccola samurai sta lottando come sempre ed è sul 5 pari. L’equilibrio, però, dura poco e la bionda Lucie strappa il break, il set e prende il largo nel secondo. Un po’ risentito, inizio a dedicarmi ai numerosi match degli italiani in programma. Dal centralino, ovvero il campo n. 10, arrivano applausi a ripetizione.
Alberta Brianti ha vinto il primo set 64 sulla cinese Zheng, ripescata in tabellone come lucky looser ma pur sempre un’ex semi-finalista (per ben due volte) di Slam. Alberta è in grande forma e riesce a dimostrarlo anche oggi contro l’ostica Jie. Nel secondo set fatica un po’ di più, ma grazie al suo bel tennis a tutto campo e a delle ottime accelerazioni di dritto, riesce a spuntarla per 75 al primo match point utile.
Nel frattempo mi perdo Bolelli, che becca un sonoro 60 75 da Almagro. Mi spiace dirlo, ma me l’aspettavo e ho privilegiato altri incontri. Il biglietto “distinti Tevere” per il campo centrale, però, va onorato e scelgo di farlo per un’occasione speciale, o almeno così io considero il ritorno a Roma di Francesca Schiavone. Questa volta Francesca non si presenta solo come la tennista italiana più forte su cui riporre le speranze di un buon torneo, ma come la campionessa in carica del Roland Garros e la numero 5 del mondo. Cose, per noi appassionati italiani, mai viste. Il pubblico romano le riserva gli onori che merita e l’ingresso della Schiavone, premiata da Lea Pericoli e Nicola Pietrangeli, sinceramente mi emoziona.
Il match “esibizione” con la McHale dura lo spazio di 4 games, in cui la teen-ager americana cerca di tenere botta. Poi, dopo un paio di punti “alla Schiavone”, Francesca mostra per la prima volta il pugno e si capisce che il match è finito. In alcuni scambi ho l’impressione che la Schiavo cerchi volutamente il colpo spettacolare per esaltare il pubblico e il suo carisma in campo, oggettivamente, si fa sentire. Per raggiungere il centrale avevo dovuto abbandonare, a metà del primo set, il match di un’altra giocatrica italiana per cui stravedo: Romina Oprandi. L’italo-elvetica rappresenta per me uno dei maggiori talenti tennistici in circolazione. Avevo lasciato Romina in affanno, un po’ come appare sempre quando si muove (eufemismo) sul court. All’uscita dal centrale, invece, scopro che la Oprandi è riuscita ad aggiudicarsi per 75 la prima frazione contro la virago estone Kaia Kanepi. Nel secondo set, dova va subito sotto di due break, la rimonta non avviene, ma il terzo parziale è un assolo di Romina, che con i suoi cambi di ritmo, le sue palle corte e i suoi pallonetti “scherza” letteralmente la n. 18 del mondo. L’espressione di gioia sul volto dell’italiana a fine match è difficile da raccontare, perchè è una gioia tutta sua. Per lei si tratta del ritorno, forse insperato, nel tennis che conta. Un ritorno che avviene proprio dove tutto aveva avuto inizio.
Faccio in tempo a ritornare sul campo centrale per seguire il match di Fabio Fognini contro Stanislas Wawrinka. L’inizio di Fabio è perfetto e l’italiano, sostenuto da un pubblico stupendo, riesce a vincere il primo set al tie-break (dopo aver sprecato due palle set sul 54 40/15), sfruttando gli errori di un Wawrinka estremamente falloso. Sul set point trasformato lo stadio esplode, applaudendo l’italiano, che accenna qualche passo di ballo, sulle note del tormentone “Barbra Streisand”. Putroppo dal secondo set lo svizzero sale in cattedra, prendendo le misure a Fognini, che finisce col cedere 64 al terzo. Mentre scrivo mi arriva la notizia della vittoria di Paolo Lorenzi contro Bellucci. Ho seguito solo il primo set, uscendo dal “centralino” sul punteggio di 65 per il brasiliano. A quel punto il mio cuore senese ha preferito rifugiarsi nella scrittura. Meglio così, sarei stato troppo di parte, e l’impresa del mio concittadino la leggerò con piacere da una penna (pardon, da una tastiera) sicuramente più neutrale della mia.
di Alessandro Nizegorodcew
Intervengo nel bellissimo articolo di Renato per dire due parole sul match di Paolino Lorenzi, al quale ho assistito dal primo all’ultimo quindici. La chiave dell’incontro è stata il servizio, con il quale il senese ha sempre potuto comandare lo scambio; anche in risposta Lorenzi ha ben giocato, riuscendo spesso e volentieri a tirare lungo, soprattutto con il diritto… E poi, come dimenticare le numerosissime discese a rete, i serve & volley e le smorzate incrociate di rovescio. Bellucci non era in gran giornata, ma Paolino ha giocato un tennis eccezionale, da applausi… Adesso gli tocca Rafa… Speriamo non gli faccia troppo male!

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