Giorgi, non è cambiato nulla…


(Sergio e Camila Giorgi)

di Sergio Pastena

Se non altro il telecronista inglese si è divertito: a metà del primo set aveva già esaurito la scorta di superlativi per descrivere la prestazione di Camila Giorgi contro Stephanie Foretz-Gacon, che ha prevalso 7-5 6.4. Superlativi positivi, per descrivere colpi sulle righe tirati da posizioni impossibili, e negativi, in occasione di errori banalissimi e doppi falli cronici.

Meglio specificarlo, chè sparare a zero quando un’atleta perde è troppo facile: avrei scritto queste poche righe anche se la Giorgi avesse vinto in due set e il contenuto non sarebbe cambiato minimamente. Dopo il match con la Petrova avevo un dubbio, rinforzato dal fatto che la tennista italiana l’avevo persa di vista e non la vedevo da parecchio: sarà rimasta com’era prima o avrà imparato a gestirsi?

La risposta è semplice: Camila non è cambiata di una virgola rispetto a quando aveva sedici anni.

La Foretz-Gacon, che pure è una che ha un buon servizio e non disdegna il gioco d’attacco, in tutto il primo set avrà gestito lo scambio sì e no tre o quattro volte, ovvero quando la Giorgi era impossibilitata a tirare forte perchè ci arrivava con la punta della racchetta. Per il resto mazzate, mazzate, mazzate e ancora mazzate. Camila ha servito per il set sul 5-3 del primo, ha avuto l’occasione di rientrare nel secondo quando ha recuperato da 2-4 a 4-4, ma alla fine si è affossata sotto il peso degli errori gratuiti e di tredici doppi falli, che hanno portato la sua percentuale di conversione sulla seconda a un minuscolo 30%.

I problemi di un gioco di questo tipo sono fin troppo evidenti e non si limitano soltanto all’alto numero di errori gratuiti che non vengono compensati dai pur numerosissimi vincenti, nè all’instabilità cronica al servizio. Nello specifico:

Manca la costruzione del punto: se in campo sposti un po’ l’avversario, puoi provare a chiudere subito oppure giocare un colpo angolato “in sicurezza” per spostarlo ulteriormente e poi chiudere con comodità. Nel secondo caso le probabilità di riuscita sono migliori perché mantieni il controllo dello scambio e riduci i rischi. Ma tutto questo Camila non lo sa.

Si lotta contro se stessi: quando giochi un tennis del genere, salvo che non ti trovi di fronte Serena Williams, l’avversaria non conta. Sì, perché o fai il vincente o sbagli, ma se l’avversaria difende bene e allunga lo scambio le possibilità di errore crescono esponenzialmente. Questo può portare a cercare ancora di più gli angoli e la frittata è fatta.

Non si accumula esperienza: perché l’esperienza significa migliorare nella gestione delle situazioni, saper dosare le energie, capire quando affondare il colpo. La Giorgi è già formata tecnicamente e fisicamente, ma se continua così non lo sarà mai mentalmente. Attenzione, non sto dicendo che sia debole, ma solo che in questo modo non imparerà mai nulla.

Nei commenti all’articolo dell’altro giorno è stato messo in evidenza più volte come anche il padre non riesca a farle cambiare idea perché è nella sua natura tirare tutto a mille. Personalmente, ritengo che la risposta sia solo nella testolina bionda di Camila, ma i casi sono due: o è proprio incapace di dosare la potenza dei colpi oppure potrebbe farlo ma non vuole per testardaggine.

Nel primo caso, peccato davvero: col talento che ha sarebbe davvero una grande sfortuna.

Nel secondo caso, che dire: è maggiorenne e vaccinata e ha il sacrosanto diritto di pugnalarsi la carriera.

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