Campi Veloci: (pian piano) si cresce..

di Alessandro Nizegorodcew

Il Progetto Campi Veloci della Federtennis sta iniziando a vedere i primi risultati di rilievo. Dal 2010 l’incremento dei campi rapidi in Italia è stato del 25%. Nonostante una partenza a rilento, la volontà di far sì che nel nostro paese ci fosse una maggiore versatilità nelle superfici per l’allenamento e la crescita dei giovani sta decisamente prendendo piede.

Un esempio significativo di come anche i circoli storici del centro italia stiano facendo l’occhiolino al cemento è il Circolo Canottieri Aniene, che ha installato recentemente un campo in Greenset (nella foto di apertura, con in campo il coach Vincenzo Santopadre e il top-100 Flavio Cipolla). Queste le parole di Vincenzo Santopadre: “La disponibilità di campi di superfici diverse è ormai un requisito indispensabile per la crescita tecnica, non solo per gli atleti di vertice, come Flavio Cipolla e Nastassija Burnett, ma anche per i 160 giovani allievi della nostra scuola. E poi devo dire che anche le resistenze e i pregiudizi dei soci, che pure erano molto forti all’inizio, sono venute meno. Sempre più soci, anche cinquantenni, iniziano a giocarci su e ne sono entusiasti! Del resto non stiamo parlando di un campo scomodo, come erano le vecchie superfici rapide di una volta: i campi sintetici di oggi sono perfetti e confortevoli”.

La FIT dimostra di credere nel progetto con la costruzione di ulteriori campi sia a Tirrenia che a Castel di Sangro e nella programmazione dei tornei degli under all’estero, che sono certamente in crescita rispetto alla tanto amata terra rossa del passato. Per quanto riguarda invece le competizioni giovanili nazionali si è disputata sul veloce la Coppa D’Inverno, il Master finale del Circuito Nazionale Giovanile e le competizioni a squadre under 11. Ma rispetto allo scorso anno nessun campionato italiano individuale under si è disputato, purtroppo, sul veloce. E, in questo caso, ci sentiamo di dire che la scelta avrebbe potuto essere diversa.

Ma veniamo prettamente ai numeri. Il bilancio parla di 250 campi costruiti in due anni. Occorrerà ora capire se questo tipo di sforzo (compresa la campagna mediatica che pian piano sta dando i suoi frutti) si tramuterà in un maggior numero di tornei junior, futures e challenger da disputarsi sul cemento.

Abbiamo chiesto di spiegarci la situazione attuale nel dettaglio a Massimo Puci di Greenset. “La verità è come sempre nel mezzo” – spiega Puci – “e credo di poter parlare anche per Play.it e Mantoflex, con i quali abbiamo un ottimo rapporto. L’attenzione verso le superfici rapide è cresciuta tantissimo e credo che le campagne mediatiche promosse dalla FIT e da Roberto Commentucci, grazie anche alla figura di Nicola Pietrangeli, abbia dato i suoi frutti. Tantissimi circoli vorrebbero un campo veloci e le richieste di preventivo sono certamente aumentate. E’ pur vero che, in un tale momento di crisi, i campi che poi andiamo realmente a costruire non sono così tanti, seppur in crescita innegabile. Il motivo? La maggior parte dei circoli chiede di convertire un campo da terra (o sintetico) in Greenset e la spesa è praticamente il doppio. Un campo ex novo può costare intorno ai 15.000/20.000 euro mentre una riconversione può arrivare a 40.000. Non manca quindi la volontà dei circoli, che grazie a questo Progetto Campi Veloci hanno cambiato mentalità, ma concretamente mancano i soldi.”

Il trend però è positivo” – aggiunge Massimo Puci – “e la crescita lenta ma costante. Purtroppo i grandi circoli in Italia non sono tanti e la maggior parte non può permettersi, in periodi come questo, di spendere tanti soldi. Insomma non si può parlare di “boom” campi veloci ma certamente si può parlare di una mentalità diversa. Ed è da quella che si deve partire…

Il Progetto Campi Veloci ha cambiato la mentalità degli addetti ai lavori italiani, dei gestori e presidenti di circolo, sta prendendo piede in maniera lenta e costante, come ha detto anche Massimo Puci di Greenset. Il percorso è tortuoso, ma la sensazione è che la strada sia giusta e necessaria.

Cambiare la mentalità esclusivamente “terraiola”, radicata direi quasi a livello genetico in molti addetti ai lavori nostrani, non è stato e non sarà facile. A prescindere dai meriti e i demeriti di questa federazione, questo progetto merita un supporto costante. Non si può dimenticare la frase di Filippo Volandri durante una conferenza stampa al Foro Italico. “Cosa mi è mancato per fare ancora di più nella mia carriera? Ho visto il primo campo in cemento a 16 anni, se lo avessi visto 4-5 anni prima…” 

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