Jannik Sinner: ecco perché il bicchiere stavolta è mezzo pieno

Manca poco, davvero pochissimo. Jannik Sinner è proprio lì, a ridosso dei Top-5. Può batterli in un match 2 set su 3, ma per gli Slam serve un altro step. La sconfitta contro Stefanos Tstisipas agli Australian Open racconta molto: qualche carenza tecnica, fisica e mentale, ma anche enormi margini di miglioramento (che altri giocatori si scordano). Non può non esserci rammarico per un’altra sconfitta al quinto set (dopo Djokovic a Wimbledon e Alcaraz a New York, sempre contro il vincitore del torneo), ma il bicchiere oggi è decisamente mezzo pieno; e la differenza con lo stesso match di 12 mesi fa, a Melbourne, appare abissale.

Fisico. Jannik, come ha sottolineato Darren Cahill in una intervista su Eurosport, ha messo su 3 kg di massa muscolare. Nello scambio ha maggiore forza e complessivamente una resistenza notevole. Il modo in cui ha dominato, anche fisicamente, gli ultimi tre set con Fucsovics e terzo e quarto con il greco, sono segnali incoraggianti. Nel dettaglio, contro Tsitsipas la carenza decisiva è rappresentata, paradossalmente, dai set vinti. Sinner ha avuto la possibilità di chiuderli entrambi 6-2 con doppio break di vantaggio. La sensazione che potesse giungere al quinto set pronto a dominare era nell’aria, ma le energie psico-fisiche sprecate da Jannik per chiudere quei due set sono state decisive. Nel quinto, infatti, è mancata brillantezza fisica (ed esperienza). Fondamentale sarà la prevenzione: evitare nuovi infortuni e trovare continuità sarà importantissimo per questo 2023 e per l’intera carriera del talento azzurro.

Tecnica. Sin dai primi match del 2023 si è visto chiaramente un miglioramento al servizio. Movimento più fluido, buone percentuali, un buon numero di punti vincenti diretti e, forse ancor più importante, una seconda di almeno 5 km/h in più rispetto al recente passato. Più carica, più pesante, più veloce, meno attaccabile. Il dritto è sempre più solido (anche se quel maledetto primo game con tre gratuiti, oggi, ha certamente inciso), e, già da metà della scorsa stagione, ha saputo aumentare la sicurezza nel colpo carico in lungolinea. Una soluzione su cui coach Simone Vagnozzi ha puntato tanto già da marzo/aprile 2022, e che risulta importante contro giocatori che soffrono il cambio lungolinea verso il proprio rovescio (es: Rublev, Tsitsipas, Ruud, Auger-Aliassime). A rete (si intende avvicinamento, posizione ed esecuzione del colpo) sta crescendo, anche se è evidente che ancora manchi qualcosa. La smorzata di dritto è diventata un’arma eccellente, quella di rovescio è da rivedere (molto). Il rovescio coperto è il marchio di fabbrica e utilizza sempre meglio il lungolinea, mentre, seppur migliorato, lo slice da quella parte deve diventare più teso, ficcante, dal rimbalzo più basso e insidioso. Serve ancora tempo, serve lavoro sul campo (e testarsi nei match).

Jannik Sinner - Foto Ray Giubilo
Jannik Sinner – Foto Ray Giubilo

Testa. In questo sono due gli aspetti da analizzare ed approfondire: gestione mentale dei momenti ed esperienza. L’esperienza, oggi, ha portato Tsitsipas a riservare le energie giuste per il quinto set e servire una percentuale folle di prime in campo (92% in campo, il miglior set al servizio per Stefanos). Sinner, come già detto, non ha probabilmente colto il momento nel terzo e quarto set, quando il greco era alle corde e si potevano chiudere i parziali in maniera più netta, rapida. Senza strascichi. Nel quinto set Sinner ha messo in campo il 58% di prime (il secondo peggior set come percentuali per Jannik). La gestione mentale dei momenti si riferisce invece a ciò che spesso ha fatto notare Barbara Rossi nella telecronaca odierna su Eurosport: troppa fretta in alcuni momenti decisivi, soprattutto nei primi due set. Capire, gestire. Serve ancora uno step. Detto ciò, non si può non sottolineare il rifiuto della sconfitta, l’anima da fighter, di un ragazzo dell’agosto 2001 (solo Alcaraz, più giovane di lui, ha vinto uno Slam. Tsitsipas, ancora a secco nei Major, ha tre anni in più). Riassumendo: la testa è forte, ma non sempre pronta a determinati momenti. Anche qui, serve ancora uno step.

Il bicchiere è dunque oggi mezzo pieno, mentre 12 mesi fa, dopo la sconfitta a Melbourne nei quarti sempre con Tstisipas, il bicchiere non era né mezzo vuoto né vuoto; era caduto e si era rotto. Non a casa Jannik decise di staccare col passato (fondamentale nella sua costruzione umana e tennistica) per cambiare totalmente strada.

Alex Vittur, Jerome Bianchi, Umberto Ferrara, Simone Vagnozzi e Darren Cahill - Foto Ray Giubilo
Alex Vittur, Jerome Bianchi, Umberto Ferrara, Simone Vagnozzi e Darren Cahill – Foto Ray Giubilo

Il team è di altissimo livello (Vagnozzi, Cahill, Ferrara, Bianchi), Jannik Sinner ha un’etica del lavoro eccezionale; ha già dimostrato di saper migliorare tanti aspetti del proprio gioco in poco tempo. I margini sono enormi, di gran lunga maggiori rispetto agli altri ragazzi in ascesa (o già arrivati, come Alcaraz) del circuito ATP. Il futuro, se riuscirà a ridurre gli infortuni, non può che essere roseo. E se la sconfitta con Alcaraz avevo dato un pugno fortissimo e da KO a Jannik, oggi la sensazione è che l’azzurro possa incassare l’eliminazione con rabbia, ma consapevolezza. Senza tristezza, senza paura, con coraggio e fiducia verso il prossimo futuro (a partire dai tornei sul veloce indoor europeo).

 

Leggi anche:

    None Found